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                                              11.2010

 

PATOGENESI E RIFLESSIONI SULLA DEVIANZA MINORILE

  Oggi il tema della devianza minorile ha interessato ed interessa tutti. Si leggono sui quotidiani crimini impressionanti che sono stati compiuti da minori che, insieme ad altri comportamenti devianti, sembrano diventati una realtà “quasi” quotidiana. 

 Nonostante  che negli ultimi anni si sia attuata un’ ampia analisi riguardo le cause e i meccanismi d’insorgenza di ciò, bisognerebbe capire meglio cosa spinge l’adolescente a voler andare oltre al desiderio di violare le norme che regolano la giustizia.

Sono molteplici i fattori che possono caratterizzare l’insorgenza del comportamento deviante, per esempio: l’ambiente familiare, deficit neuropsicologici, famiglie disgregate, famiglie incapaci di educare il minore, minori vissuti in comunità o istituti o quartieri degradati della città.  

Si parla anche di devianza, non solo al “singolare” ma anche di devianza al “plurale”, come ad esempio il bullismo, gli ultras, ecc… e si può evidenziare anche un filone di devianza che rappresenta un senso di ribellione verso la famiglia. 

Da un’ analisi della patogenesi il comportamento deviante va cercato nella formazione della personalità del soggetto.  Si possono riscontrare dei deficit neuropsicologici che danno vita ad un comportamento antisociale, quali deficit di flessibilità mentale, attenzione, concentrazione, sintesi che sfociano nel comportamento antisociale e iperattività. Così come bassi livelli di arousal possono in futuro dare vita a fenomeni delinquenziali.

 Le caratteristiche genitoriali insieme alla personalità dei genitori si rifanno ai comportamenti problematici dei figli, sia attraverso la trasmissione genetica sia attraverso l’interazione genitore-figlio; ad es. l’iperattività del bambino che può sviluppare comportamenti antisociali.

 Ma le cause della devianza vanno ricercate nella formazione della personalità; alla base di questi comportamenti,  c’è una mancanza di socializzazione con un super ego imperfetto che ne fa derivare un disadattamento. Questo disadattamento è caratterizzato dal rapporto con i genitori e quindi all’interno del nucleo familiare sin dai primi anni di vita,  con la scuola e con le istituzioni. Quindi l’adolescente in questa forma di disadattamento sviluppa un impedimento nella socializzazione e integrazione, portandolo ad una patologia individuale mettendo in evidenza dei comportamenti anticonformisti.  

L’attrazione dei giovani verso i comportamenti audaci e socialmente distruttivi, quali vandalismo, teppismo, crimini…, deriva dalla voglia di vivere nuove sensazioni forti, eccitanti o anche fenomeni di egocentrismo oltre che dall’influenza del gruppo dei pari con cui si relaziona. Questa aggressività l’utilizzano sia verso i loro coetanei, che con gli adulti e quando il bambino mostra aggressività nei confronti di adulti, amici, coetanei, ecc.. è un indicatore di come lui utilizza l’aggressività per regolare i rapporti interpersonali. Tutto ciò è da attenzionare e lavorarci su per fare in modo che questo fenomeno sia arginato; bisogna intervenire prima della preadolescenza per far sì che l’aggressività non diventi una modalità verbale e che impedisca di sviluppare emozioni ed empatia per i rapporti sociali. 

Personalmente, ritengo che ancora manchi qualcosa, come un’adeguata analisi delle cause e dei meccanismi d’insorgenza per capire cosa spinge l’adolescente a violare le norme e quindi, a volte, a confrontarsi con la giustizia.

                                                                        Dr. Tiziana Lanza

       Psicologa

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