PATOGENESI E RIFLESSIONI SULLA DEVIANZA
MINORILE
Oggi il tema della
devianza minorile ha interessato ed interessa tutti. Si leggono sui
quotidiani crimini impressionanti che sono stati compiuti da minori
che, insieme ad altri comportamenti devianti, sembrano diventati una
realtà “quasi” quotidiana.
Nonostante che negli
ultimi anni si sia attuata un’ ampia analisi riguardo le cause e i
meccanismi d’insorgenza di ciò, bisognerebbe capire meglio cosa spinge
l’adolescente a voler andare oltre al desiderio di violare le norme
che regolano la giustizia.
Sono molteplici i fattori
che possono caratterizzare l’insorgenza del comportamento deviante,
per esempio: l’ambiente familiare, deficit neuropsicologici, famiglie
disgregate, famiglie incapaci di educare il minore, minori vissuti in
comunità o istituti o quartieri degradati della città.
Si parla anche di
devianza, non solo al “singolare” ma anche di devianza al “plurale”,
come ad esempio il bullismo, gli ultras, ecc… e si può evidenziare
anche un filone di devianza che rappresenta un senso di ribellione
verso la famiglia.
Da un’ analisi della
patogenesi il comportamento deviante va cercato nella formazione della
personalità del soggetto. Si possono riscontrare dei deficit
neuropsicologici che danno vita ad un comportamento antisociale, quali
deficit di flessibilità mentale, attenzione, concentrazione, sintesi
che sfociano nel comportamento antisociale e iperattività. Così come
bassi livelli di arousal possono in futuro dare vita a fenomeni
delinquenziali.
Le caratteristiche
genitoriali insieme alla personalità dei genitori si rifanno ai
comportamenti problematici dei figli, sia attraverso la trasmissione
genetica sia attraverso l’interazione genitore-figlio; ad es. l’iperattività
del bambino che può sviluppare comportamenti antisociali.
Ma le cause della
devianza vanno ricercate nella formazione della personalità; alla base
di questi comportamenti, c’è una mancanza di socializzazione con un
super ego imperfetto che ne fa derivare un disadattamento. Questo
disadattamento è caratterizzato dal rapporto con i genitori e quindi
all’interno del nucleo familiare sin dai primi anni di vita, con la
scuola e con le istituzioni. Quindi l’adolescente in questa forma di
disadattamento sviluppa un impedimento nella socializzazione e
integrazione, portandolo ad una patologia individuale mettendo in
evidenza dei comportamenti anticonformisti.
L’attrazione dei giovani
verso i comportamenti audaci e socialmente distruttivi, quali
vandalismo, teppismo, crimini…, deriva dalla voglia di vivere nuove
sensazioni forti, eccitanti o anche fenomeni di egocentrismo oltre che
dall’influenza del gruppo dei pari con cui si relaziona. Questa
aggressività l’utilizzano sia verso i loro coetanei, che con gli
adulti e quando il bambino mostra aggressività nei confronti di
adulti, amici, coetanei, ecc.. è un indicatore di come lui utilizza
l’aggressività per regolare i rapporti interpersonali. Tutto ciò è da
attenzionare e lavorarci su per fare in modo che questo fenomeno sia
arginato; bisogna intervenire prima della preadolescenza per far sì
che l’aggressività non diventi una modalità verbale e che impedisca di
sviluppare emozioni ed empatia per i rapporti sociali.
Personalmente, ritengo
che ancora manchi qualcosa, come un’adeguata analisi delle cause e dei
meccanismi d’insorgenza per capire cosa spinge l’adolescente a violare
le norme e quindi, a volte, a confrontarsi con la giustizia.
Dr. Tiziana Lanza
Psicologa